Il senso:


Arrampicare è vincere la forza di gravità che ci porta a ricadere versoi io basso, con la volontà oltre che con piedi e mani; è l’emozione di una scoperta, è l’esplorazione di una dimensione, quella verticale, con cui non siamo abituati a confrontarci.

Arrampicare è un modo per credere in se stessi, sviluppare la propria autostima, incrementare la fiducia nelle proprie capacità e nei compagni del gruppo, sperimentando la collaborazione ed il sostegno reciproco.

Arrampicare significa sviluppare consapevolezza di sé, del proprio movimento, delle proprie emozioni, dei propri pensieri e organizzarli affinché possano essere utilizzati per far fronte a situazioni sempre nuove e stimolanti.

Arrampicare è confrontarsi con se stessi, con i propri limiti ed i prorpi progressi, giorno dopo giorno, vuol dire aver rispetto per se stessi e per gli altri, per i limiti propri e per quelli che incontrano i compagni.

Arrampicare, stringendo tra le mani la corda di un compagno, tende a favorire il senso di responsabilità e l’attenzione empatica verso il prossimo.

Abbigliamento:


L’arrampicata può essere definita come la salita di un ostacolo, sia esso una parete rocciosa, naturale espressione e terreno preferito su cui l’arrampicata si è sviluppata in tutte le sue forme, sia esso un sasso, sia un ghiacciaio o una cascata gelata, sia un pannello artificiale o una qualsiasi struttura urbana.

Questo naturalmente condiziona molto l’abbigliamento da indossare, ma la regola principale è sempre quella: materiali il più possibili traspiranti, rapidi ad asciugare e che ci permettano una libertà di movimento molto elevata.

Per arrampicare durante la stagione estiva si consigliano pantaloni possibilmente a tre quarti in modo da evitare fastidiose abrasioni alle ginocchia. Questo per quanto riguarda il tempo che si passa ad arrampicare, ma va considerato che molte falesie non sono a portata di mano, possono essere a quote elevate e richiedere tempi di avvicinamento relativamente lunghi. Inoltre nel caso di trekking o vie alpinistiche vanno prese ulteriori precauzioni.

Uno degli errori più comuni che si compiono quando ci si muove in montagna infatti è quello di sottovalutare la rapidità con cui può cambiare il tempo e l’escursione termica, che anche a quote non himalayane può portare a nevicate anche in piena estate. E purtroppo non è raro che delle piacevoli escursioni estive finiscano tragicamente a causa della poca attenzione rivolta a dettagli quali l’abbigliamento.

È fondamentale quindi avere con se il necessario per mantenersi caldi e asciutti nel caso in cui il tempo dovesse cambiare. A questo scopo è importante avere una giacca impermeabile e traspirante, il cosiddetto guscio, da indossare in caso di pioggia o vento. Nel caso poi, che oltre al maltempo debba scendere anche la temperatura, è bene avere un pile o uno strato termico da indossare in modo da mantenersi caldi.

L’unica cosa in cui l’abbigliamento per l’arrampicata libera e quella sportiva si differenzia dalle altre attività, sono le scarpette da arrampicata le quali sono scarpe studiate e disegnate per aumentare l’attrito, e quindi l’aderenza, con la parete che si sta scalando. Le scarpette sono coperte in gran parte da uno strato di gomma liscia dello spessore di pochi millimetri e di morbidezza variabile a seconda dei modelli (ad esempio, una mescola morbida garantisce maggiore aderenza a scapito di una minore resistenza all’usura).

Per quanto riguarda l’arrampicata in stagione invernale e su ghiaccio possiamo tenere presente le stesse considerazioni fatte per la scelta dell’abbigliamento nell’alpinismo.

Equipaggiamento:


L’arrampicata è un gioco a due tra voi e la gravità. Sia in roccia che su ghiaccio, la vostra meta è di non cadere mai. Una adeguata attrezzatura è la chiave della vostra sicurezza: vi permette di dare scacco alla gravità e vincere la partita.

Per arrampicare è sempre consigliato utilizzare la corda; per legarsi alla corda ci vuole sempre l’imbracatura. Oltre alla corda non deono mai mancare nell’attrezzatura di arrampicata alcuni strumenti fondamentali: fettucce express, anelli cuciti, moschettoni, casco e discensore.

Ad ogni scalata segue per forza una discesa. Ciò vale per l’arrampicata, come per altri sport montani: arrivati in cima ad una via, l’euforia della salita non deve mai farvi dimenticare le precauzioni fondamentali per una discesa in piena sicurezza.

A parte le già menzionate scarpette da arrampicata, gli strumenti utilizzati possono essere sia di assicurazione che strumenti specifici per l’arrampicata. Naturalmente ogni tipo di arrampicata, che sia artificiale o su ghiaccio o altro, ha bisogno di un diverso tipo di equipaggiamento. Il materiali base per poter affrontare in totale sicurezza l’arrampicata è ad esempio:

  • casco omologato per alpinismo;
  • imbrago basso con cosciali regolabili;
  • corda (esistono una miriade di corde sul mercato che differiscono tra loro per lunghezza e per diametro);
  • porta magnesite (da appendere dietro all’imbrago in posizione centrale. Il magnesio aiuta a mantenere le mani asciutte dal sudore durante la scalata);
  • freno (strumento atto all’assicurazione del compagno);
  • discensore (utilizzato per le manovre di discesa con la corda);
  • moschettoni vari (per soste, manovre, e altro);
  • rinvii (sistema di due moschettoni collegati da una fettuccia di nylon o dyneema per agganciare la corda ad un punto di ancoraggio limitando l’attrito);
  • chiodi da roccia (solitamente in acciaio, ve ne sono di varie forme e dimensioni, a seconda del tipo di roccia e della fessura in cui si vuole piazzarlo);
  • vite da ghiaccio (ancoraggio utilizzato per l’assicurazione su ghiaccio ed ha struttura tubolare e cava, liscia all’interno e con il filetto all’esterno);
  • nut o dado (piccoli blocchi di metallo, solitamente acciaio, utilizzati ad incastro nelle fessure della roccia per fungere da punto di assicurazione);
  • friend (piccoli attrezzi con camme a geometria variabile che, incastrati nelle fessure di roccia, fungono da punto di assicurazione);
  • cordini in nylon, kevlar o dyneema;
  • fettucce aperte o chiuse ad anello.

Ricorda che per praticare l’arrampicata devi avere l’attrezzatura giusta e di qualità quindi nell’ acquisto dell’attrezzatura è importante verificare sempre l’omologazione UIAA (Union Internationale des Associations d’Alpinisme – Unione Internazionale delle Associazioni Alpinistiche).

Rischi e sicurezza:


Se è vero che trent’anni fa l’arrampicata sportiva veniva praticata da un esiguo manipolo di variopinti climber che frequentavano le poche falesie naturali simbolo della prima ora, oggi questo sport sta diventando un fenomeno sempre più di massa. La diffusione, verificatasi a partire dagli anni 90, delle sale indoor ha contribuito non poco a rendere l’arrampicata sportiva sempre più accessibile e praticabile a tutti. Questo ha permesso la definitiva separazione dell’arrampicata sportiva dall’alpinismo e l’abbattimento della ridicola figura nell’immaginario dei media dell’arrampicatore a mani nude. Ma, se è vero che rispetto all’alpinismo i rischi ambientali sono ridotti quasi a zero, è pur sempre vero il fatto che nell’arrampicata sportiva, come in tutte le attività che si svolgono in altezza, il rischio c’è eccome.

La quasi totalità di questi incidenti è imputabile non a vizi dei materiali utilizzati (freni, corde, rinvii, imbracature, ancoraggi fissi) ma ad un errore umano. Quasi sempre quindi quando capita un incidente l’errore è stato dell’assicuratore o di chi stava arrampicando. In caso di errore se la fortuna è dalla nostra parte si rimedia solo qualche botta o un bello spavento, altrimenti se l’errore è accompagnato anche dalla sfortuna le conseguenze possono essere ben più gravi. Nel primo caso si fa tesoro della brutta esperienza e per almeno un bel po’ di tempo ogni gesto sarà pensato almeno 2 o tre volte. Nel secondo caso stop con l’arrampicata sportiva e non solo…

Qualcosa di importante per prevenire possibili incidenti in arrampicata sportiva possiamo già farlo quando siamo a terra. Siccome quattro occhi sono meglio che due prima di staccare il primo piede da terra non dimentichiamoci mai di fare un controllo reciproco con il compagno di cordata circa la completa e corretta esecuzione del nodo e circa il corretto posizionamento della corda nel freno dell’assicuratore. Solo una manciata di secondi di attenzione ma importantissimi, che non ci si dovrebbe mai vergognare di chiedere al nostro compagno. Il controllo reciproco non è un gesto di sfiducia nei confronti del proprio compagno di scalata ma un gesto di saggezza che permette anche di arrampicare sentendosi un po’ più sicuri!

Preparazione:


In generale lo sforzo fisico compiuto nelle scalate è di tipo discontinuo e richiede una buona forza massima e resistenza allo sforzo.

Le tecniche di arrampicata sono molte e piuttosto varie; possono risultare differenti in virtù di caratteristiche peculiari di ciascuna persona quali, per esempio, lo stile individuale, le conoscenze ricevute da “maestri” o arrampicatori più esperti, la conformazione fisica e il coordinamento psicomotorio.

L’intrinseca pericolosità legata a questo sport impone che il loro apprendimento avvenga sempre sotto l’affidamento di una persona titolata. In questo senso, è bene sottolineare che la Legge italiana riserva la prerogativa dell’insegnamento outdoor delle tecniche di arrampicata alle guide alpine, a livello professionale, e alle Scuole del CAI a livello non professionale.

Una delle tecniche di insegnamento dell’arrampicata è quella che si basa sul metodo cosiddetto “Caruso”, elaborato dall’alpinista e guida alpina Paolo Caruso. Tale metodo è utile nell’impostazione degli allievi, infatti razionalizza e schematizza i vari movimenti nell’approccio alla scalata su roccia.

Per conseguire lo scopo, Caruso ha individuato alcune posizioni e alcune progressioni “fondamentali”. Tra queste, quella del cosiddetto “triangolo”, in cui la posizione del baricentro del corpo resta sempre all’interno di un immaginario triangolo, appunto, costituito da almeno tre punti di contatto con la parete di roccia (due piedi e una mano o viceversa). Ci si può dunque appigliare con le mani e appoggiare un solo piede, che fa da vertice a un triangolo rovesciato, oppure appigliarsi con una sola mano e appoggiare entrambi i piedi, sempre formando un triangolo.

Scala delle difficoltà:


In arrampicata e alpinismo si assegna un grado di difficoltà alle vie d’arrampicata su roccia, ghiaccio e agli itinerari alpinistici. L’operazione di assegnare un grado a una via è detta quotare o gradare e viene effettuata dagli apritori e dai primi ripetitori della via.

Le varie discipline dell’arrampicata e l’alpinismo usano differenti scale di difficoltà e inoltre a seconda dei paesi (Europa, Stati Uniti) ci possono essere scale diverse:

  • arrampicata libera: la scala di difficoltà più usata è quella francese, espressa da una cifra (3 – 9) seguita da una lettera (a – c). Viene inoltre usato il simbolo “+” per i gradi intermedi. Ci sono anche altre scale come la UIAA, quella degli Stati Uniti, dell’Inghilterra o dell’Australia.
  • arrampicata artificiale: viene utilizzata una scala di sei gradi crescenti dall’A0 all’A5 (più un settimo a parte) basata sulla difficoltà e sulla quantità di strumenti artificiali usati.
  • difficoltà alpinistica: anche in alpinismo viene prevalentemente utilizzata una scala di difficoltà di origine francese che descrive complessivamente i valori di lunghezza, difficoltà, esposizione della via. Il grado è espresso con le lettere F, PD, AD, D, TD, ED, e ABO.
  • arrampicata su ghiaccio: si utilizza una scala di difficoltà chiamata WI, Water Ice, che va dal WI1 al WI7.
  • arrampicata su misto: si utilizza una scala di difficoltà chiamata M, Mixed che va dal M1 all’M13.

Per semplicità viene descritta la valutazione dei passaggi secondo la scala UIAA (espressa in numeri romani):

  • I Grado : E’ la forma più semplice dell’arrampicata: si devono usare frequentemente le mani per mantenere l’equilibrio e richiede una valutazione preventiva della qualità della roccia prima di appoggiarvi il piede.
  • II Grado : Inizia l’arrampicata vera e propria: è necessario spostare un arto per volta con una corretta impostazione dei movimenti. Appigli (per le mani) ed appoggi (per i piedi) sono abbondanti.
  • III Grado : La struttura rocciosa è più verticale, appigli e appoggi sono più radi ma con una certa possibilità di scelta nei passaggi e nei movimenti.
  • IV Grado : Appoggi ed appigli cominciano ad essere esigui: è richiesta una certa tecnica nel superare passaggi con strutture rocciose particolari (camini, fessure, spigoli, ecc.).
  • V Grado : L’arrampicata diventa delicata e tecnica (placche ecc.) e richiede anche forza fisica (opposizione di forze con i diversi arti). Il passaggio deve essere esaminato preventivamente.
  • VI Grado : Necessita di allenamento speciale e continuo per sviluppare più forza nelle braccia e nelle mani: l’arrampicata può essere molto delicata con combinazione di movimenti ben studiati, o di forza per la presenza di strapiombi.
  • VII Grado : Appoggi e appigli sono molto distanziati: doti di equilibrio e tecniche di aderenza sono fondamentali unite ad una preparazione specifica che sviluppi molta forza anche nelle dita.

Da qui le difficoltà aumentano sino a superare (ormai), il X Grado. A partire dal quinto ogni grado di difficoltà ha un’ulteriore suddivisione inferiore () o superiore (+).

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